giovedì 30 ottobre 2014

Com'è fatto un Bottino

I bottini erano e sono delle gallerie rivestite di mattoni, per scongiurare il pericolo di frane delle sabbie inumidite, mentre sotto la città il rivestimento era spesso assente dato che il lastricato stradale e le abitazioni limitavano fortemente le infiltrazioni d'acqua. Considerato il disperato bisogno idrico della città di Siena e la delicatezza dei bottini, il comune emanò una serie di leggi molto severe atte a tutelare e a mantenere integri i cunicoli sotto la città, infatti, era assolutamente vietato coltivare i terreni sovrastanti ai bottini, per evitare che le radici delle piante lo rovinassero. Queste erano le così dette “zone di rispetto”. Il primo complesso di bottini, di cui si ha notizia, si è sviluppati presso Fontebranda, conosciuta in città come la fonte più ricca d'acqua, dato che il tracciato del suo bottino intercettava lo strato impermeabile di argille turchine. Si scavò proprio a partire da Fontebranda per poi risalire con una lieve pendenza, mantenendosi sempre tra i due strati geologici: uno di sabbia (con la quale l'acqua poteva filtrare) e uno di argilla (impermeabile). Scavati nelle sabbie di antichi sedimenti marini, volgarmente ed impropriamente chiamato “tufo”, i bottini raccoglievano le infiltrazioni delle acque piovane dal terreno sovrastante.

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