Acqua di Siena

Ippocrate sosteneva che la salubrità dei luoghi in cui vivevano i popoli, dipendeva dalla non trascuratezza del suolo, dell'aria e delle acque: premura questa da attribuire ai governi attenti ed illuminati. Le acque sono state in passato motivo di prosperità e salubrità di un popolo, se ben gestite, ma al tempo stesso per altri popoli le acque hanno significato la malsanità di diverse città. Un assioma circolava fin dai tempi dei romani ed era quello che ad acque pure e salubri si affiancava una società felice e fiorente, mentre ad acque mal gestite si associava la decadenza. É per questo che la città di Siena ha sempre prestato attenzione alla qualità delle sue acque come si legge negli scritti del medico Domenico Battaini, intervenuto ad analizzare già nel 1800 la qualità delle acque della città. Uno dei più noti problemi delle acque della città è la così detta durezza dell'acqua, ovvero la massiccia presenza di calcare, riscontrabile anche ad occhio nudo nei gorelli dei bottini dove si formava la già citata gruma.Già ai tempi di Battaini la credenza popolare voleva che le acqua di Siena, fossero colme di “crasse particelle terrestri, capici di provocare gravi infermità, tra coloro che ne fanno un uso continuo, come calcoli e renelle”. Già questo fu un valido motivo di studio per analizzare le caratteristiche delle acqua, ma un'altro motivo ben più grave spinse Battaini e i suoi collaboratori ad studiarle, ovvero “l'oscura presenza della cause degli stati febbrili simili a quelli dei luoghi palustri”, presente grazie ai ristagni e alle infiltrazioni dai campi. Visto il grave rischio che la città correva ad attingere dalle sue acque, Battaini e la sue equipe, hanno svolto un lavoro certosino di studi per trovare un rimedio efficace a questo problema, esaminando l'acqua, i metodi di distribuzione, visitando gli scoli e analizzando gli usi che ne venivano fatti.

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