domenica 8 marzo 2015

Minatori e guerchi

Lavorare in quei cunicoli era tremendo e lo era ancor di più in estate, dato che la forte differenza di temperatura tra interno ed esterno poteva causare non pochi problemi agli operai. Gli scavatori che si trovavano a lavorare nei bottini erano sottoposti a condizioni estreme, non solo di temperatura ma anche di fatica, visibilità e sicurezza. Chi lavorava nel sottosuolo senese veniva comunemente chiamato, dalla gente di sopra "guerco", termine che può essere spiegato in due differenti modi: i primo è quello più semplice, e deriva dal fatto che gli operai dopo aver passato molte ore in condizioni di scarsa visibilità, si ritrovavano con la vista talmente annebbiata da non vedere più niente, tanto che gli occhi quasi gli si chiudevano alla luce del sole, da cui la parola "guerchi" che altro non vuol dire che ciechi; l'altra spiegazione invece deriva da una italianizzazione della parola tedesca "werk" ovvero lavoro, che potrebbero aver fatto loro gli abitanti della Siena di allora. Come dicevo in apertura, lavorare nei cunicoli sotto Siena era duro e pericoloso, tanto che in molti ci lasciarono la vita. La suddivisione dei lavori sotto Siena prevedeva oltre gli scavatori o "guerchi", anche carpentieri, muratori, vetturali e le donne usate come staffette per i rifornimenti di vivande, dato che molto spessp gli uomini non potevano risalire in superfice. In tutta questa moltitudine di mestieri e lavori, si potevano incontrare anche operai specializzati come i minatori di Massa e Montieri che, a differenza dei guerchi, venivano ben pagati. 

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