Lavorare in quei cunicoli era
tremendo e lo era ancor di più in estate, dato che la forte differenza di
temperatura tra interno ed esterno poteva causare non pochi problemi agli
operai. Gli scavatori che si trovavano a lavorare nei bottini erano sottoposti
a condizioni estreme, non solo di temperatura ma anche di fatica, visibilità e sicurezza.
Chi lavorava nel sottosuolo senese veniva comunemente chiamato, dalla gente di
sopra "guerco", termine che può essere spiegato in due differenti
modi: i primo è quello più semplice, e deriva dal fatto che gli operai dopo
aver passato molte ore in condizioni di scarsa visibilità, si ritrovavano con
la vista talmente annebbiata da non vedere più niente, tanto che gli occhi
quasi gli si chiudevano alla luce del sole, da cui la parola
"guerchi" che altro non vuol dire che ciechi; l'altra spiegazione
invece deriva da una italianizzazione della parola tedesca "werk"
ovvero lavoro, che potrebbero aver fatto loro gli abitanti della Siena di
allora. Come dicevo in apertura, lavorare nei cunicoli sotto Siena era duro e
pericoloso, tanto che in molti ci lasciarono la vita. La suddivisione dei
lavori sotto Siena prevedeva oltre gli scavatori o "guerchi", anche
carpentieri, muratori, vetturali e le donne usate come staffette per i
rifornimenti di vivande, dato che molto spessp gli uomini non potevano risalire
in superfice. In tutta questa moltitudine di mestieri e lavori, si potevano
incontrare anche operai specializzati come i minatori di Massa e Montieri che,
a differenza dei guerchi, venivano ben pagati.
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