Verso il 1200 a Siena, ma anche
in molte altre città europee, si era poco propensi allo scherzo ed alla burla. Non
si accettavano di buon grado i ciarlatani, i girovaghi, i maghi e nemmeno a
dirlo le streghe che, come tutti noi sappiamo, sono state perseguitate
duramente per molti anni. Le leggi erano dure ed inflessibili contro i
trasgressori, anche per i reati relativi alle acque: tanto che venivano
comminate pene durissime a chiunque fosse stato beccato a sporcare l'acqua dei
bottini o delle fonti. Era un reato usare recipienti sporchi per attingere
acqua dalle fonti, era vietato gettarvi rifiuti, introdursi illegalmente nei
bottini e sprecare l'acqua; pena multe salatissime per i signori della città di
Siena o pene corporali per i popolani (frustate alle donne e tiri di fune in
Piazza del Campo per gli uomini). Insomma con l'acqua di Siena non si scherzava
poi tanto, infatti, in caso di assedio della città chiunque fosse stato trovato
nei bottini sarebbe stato subito condannato a morte. Un caso simile successe
veramente a Siena nel 1262 sulla pelle di una donna (fiorentina?) che fu
accusata davanti alla Santa Inquisizione di essere una strega che stava
avvelenando l'acqua della città. Ovviamente la povera donna non era certo una
strega, ma il caso volle che non seppe in alcun modo spiegare cosa facesse, in
quel preciso istante, nei pressi dei bottini e così fini scorticata viva e
bruciata in Piazza del Campo, come monito per tutti i cittadini. Ma non furono
solo le donne ad essere usate come capro espiatorio, la stessa sorte toccò
anche a molti pellegrini che passando da Siena tramite la via Francigena,
venivano accusati di sabotare le acque della città.
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