Il pozzo della Diana, gioia e
tormento dei frati Carmelitani e speranza di approvigionamento idrico per la
città, visse glorie alterne. Infatti, dopo le cure amorevoli dei frati
Carmelitani, il pozzo cambierà padroni e dopo secoli di attenzioni e
manutenzioni, i frati furono costretti a lasciare il convento per effetto delle leggi napoleoniche
tra il 1808 e 1810, potendo tornare solo durante la restaurazione, per poi essere
successivamente allontanati nel 1861, quando il convento fu convertito in caserma.
Nel corso del 1800 alcune misurazioni effettuate dai corpi militari, stanziati
a Siena, descrivevano il pozzo della Diana come un pozzo profondo 45 metri,
almeno così si raccontava in una lettera al Sindaco di Siena nel 1882 dal
55° reggimento. Nel 1887 a seguito delle operazioni di spurgo del pozzo,
eseguito dal genio militare, al Sindaco fu inviata una missiva dal tecnico
Barsotti, incaricato dal comune per seguire i lavori, dalla quale si possono
estrarre interessanti informazioni: pozzo a gola rettangolare in muratura, di forma circolare e scavato nel tufo per una profondità esatta di 48
metri e 70 cm. Il pozzo è praticamente asciutto per i primi 40 metri di
profondità, da qui in poi e per i successivi 8 metri le pareti del pozzo trasudano
acqua. A 5 metri dal parapetto del pozzo parte un piccola galleria in direzione
nord, che porta tramite una scala al convento dei frati. Quando i militari
lasciarono il convento e durante la ristrutturazione per convertire l'edificio
a sede universitaria, il pozzo fu riempito con materiali di risulta.
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