Il periodo dell'anno che
i senesi amavano meno, era sicuramente quello estivo. Il solo corso
d'acqua che lambiva marginalmente le terre senesi era il piccolo
torrente Merse, sempre secco nei mesi caldi e non certo di facile
fruibilità. In città scommetto che in molti rimpiangevano
amaramente i 70 chilometri di strade che separavano Siena dall'unico
grande fiume toscano, ovvero l'Arno. Pieni di rimpianti per essere
stati orfani di un grande fiume, i cittadini di Siena, iniziarono in
modo caparbio e testardo a fare pozzi ovunque sperando che prima o
poi qualche vena d'acqua saltasse fuori. In questo modo avrebbero
potuto dimostrare ai cugini fiorentini, non senza orgoglio, che anche
Siena possedeva il suo fiume. I senesi impararono presto che sorgere
sulla cima di una collina era l'ideale per difendere la città dai
nemici, leggisi Firenze, e che era molto meno ideale per dissetarsi.
In epoca medioevale, l'acqua era il volano dell'economia e anche
della vita: l'acqua era una fonte di energia, un liquido primario, un
simbolo di purezza che garantiva crescita e prosperità. Un bene
imprescindibile che i senesi seppero garantire fino ai giorni nostri
attraverso una articolata rete di tunnel sotterranei.
Tutte le più grandi
città sono sorte vicino a dei fiumi; regola questa che non è valsa
per Siena, edificata sulla cima di tre colline in una posizione meno
malsana, meno soggetta ad esondazioni e sicuramente più facile da
difendere. Una scelta questa sicuramente diversa da quelle delle
altre città, dettata da ragioni strategiche e militari ha scapito di
quelle urbanistiche, ma che comunque non ha evitato a Siena di
crescere e prosperare nei secoli, grazie all'ingegno dei suoi
abitanti che hanno strappato l'acqua dalle profondità della terra
per portarla in superficie tramite le fonti.
Una delle motivazioni che
stanno alla base del divario economico, urbanistico e politico tra la
Siena e la Firenze di epoca medioevale, va appunto ricercato nella
mancanza di una fonte idrica adatta alle esigenze della città della
balzana. Infatti nonostante gli sforzi che hanno portato alla
realizzazione di bottini e fonti, molte attività artigianali furono
costrette ad abbandonare le mura cittadine e a trasferirsi verso
centri bagnati da fiumi.
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