lunedì 19 gennaio 2015

Scaviamo i pozzi!

Il periodo dell'anno che i senesi amavano meno, era sicuramente quello estivo. Il solo corso d'acqua che lambiva marginalmente le terre senesi era il piccolo torrente Merse, sempre secco nei mesi caldi e non certo di facile fruibilità. In città scommetto che in molti rimpiangevano amaramente i 70 chilometri di strade che separavano Siena dall'unico grande fiume toscano, ovvero l'Arno. Pieni di rimpianti per essere stati orfani di un grande fiume, i cittadini di Siena, iniziarono in modo caparbio e testardo a fare pozzi ovunque sperando che prima o poi qualche vena d'acqua saltasse fuori. In questo modo avrebbero potuto dimostrare ai cugini fiorentini, non senza orgoglio, che anche Siena possedeva il suo fiume. I senesi impararono presto che sorgere sulla cima di una collina era l'ideale per difendere la città dai nemici, leggisi Firenze, e che era molto meno ideale per dissetarsi. In epoca medioevale, l'acqua era il volano dell'economia e anche della vita: l'acqua era una fonte di energia, un liquido primario, un simbolo di purezza che garantiva crescita e prosperità. Un bene imprescindibile che i senesi seppero garantire fino ai giorni nostri attraverso una articolata rete di tunnel sotterranei.
Tutte le più grandi città sono sorte vicino a dei fiumi; regola questa che non è valsa per Siena, edificata sulla cima di tre colline in una posizione meno malsana, meno soggetta ad esondazioni e sicuramente più facile da difendere. Una scelta questa sicuramente diversa da quelle delle altre città, dettata da ragioni strategiche e militari ha scapito di quelle urbanistiche, ma che comunque non ha evitato a Siena di crescere e prosperare nei secoli, grazie all'ingegno dei suoi abitanti che hanno strappato l'acqua dalle profondità della terra per portarla in superficie tramite le fonti.
Una delle motivazioni che stanno alla base del divario economico, urbanistico e politico tra la Siena e la Firenze di epoca medioevale, va appunto ricercato nella mancanza di una fonte idrica adatta alle esigenze della città della balzana. Infatti nonostante gli sforzi che hanno portato alla realizzazione di bottini e fonti, molte attività artigianali furono costrette ad abbandonare le mura cittadine e a trasferirsi verso centri bagnati da fiumi.

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