mercoledì 21 gennaio 2015

Il fiume che non c'è

Vide un'ombra sollevare il mento con aria interrogativa, come sono soliti fare i ciechi e la interrogò. La penitente rispose di essere stata senese, e di fare ammenda delle sue colpe. Avrete capito che si tratta del tredicesimo canto del Purgatorio ed a rispondere è Sapia, una nobil donna senese che definì i suoi concittadini:
...gente vana
che spera in Talamone, e perderagli
più di speranza ch’a trovar la Diana...”


Il giudizio sprezzante e irriverente che il sommo poeta da dei senesi per bocca di Sapia, è ben impresso, ancora oggi, nella mente di ogni abitante di Siena, e si somma ad uno dei tanti motivi per qui i senesi non sopportano i cugini di Firenze. Con questa terzina, forse la più odiata da tutta Siena, Dante fissa per sempre l'eco di una leggenda tanto straordinaria e folle, da aver superato le mura cittadine già nel 1200. A Siena infatti, ormai da diversi secoli, si era diffusa in modo capillare la credenza e l'ossessione che sotto la città scorresse un fiume ricco di acque e portatore di prosperità per tutta Siena. Tra le mura di Siena, almeno fino al 1300, il comune finanziava, con spese enormi, ogni opera di ogni cittadino che si prendesse la briga di scavare dei pozzi al fine di trovare dell'acqua. Questa impresa di esplorazione del sottosuolo senese, non fu per niente vana, dato che valse a recuperare grandi quantità di acqua per lo sviluppo e la sopravvivenza di Siena, garantendo una fitta rete di cunicoli sotterranei che diedero vita ad un vero e proprio acquedotto. Ovviamente, il mitico fiume sotterraneo fu cercato con ossessiva meticolosità, senza però mai trovarlo, anche se qualcuno ancora oggi sostiene di poterlo sentire scorrere sotto la città nelle ore notturne. Il nome Diana indicava un'abbondante vena d'acqua che avrebbe dovuto scorrere sotto il poggio di Castelvecchio, confluendo con il torrente Tressa. La Diana quindi risulta esistere più nell'immaginazione dei senesi che non nel sottosuolo della città. Il fiume mitologico battezzato Diana, come la dea cacciatrice e al tempo stesso protettrice della creazione, indica un legame privato e profondo tra la città, i suoi cittadini e il bisogno di acqua che li ha caratterizzati nei secoli.

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