Se Fonte Gaia è stata ribattezzata dai senesi come la Fonte Regina, Fontebranda è sicuramente la fonte più bella che Siena abbia mai visto. Fontebranda
è la fonte che ha visto nascere e crescere Santa Caterina da Siena. Citata
anche da Dante nel canto XXX dell'inferno. Fontebranda è la più famosa. Fontebranda la più
antica (le prime notizie storiche risalgono al 1081). Fontebranda la più imponente tra le
fonti senesi e da molti considerata la più bella fonte i tutta la Toscana.
Fontebranda è un modello di architettura tipica senese che permise, già
all'epoca, di poter sfruttare ogni goccia di acqua, prima di perderla nelle
fogne bianche. Infatti, dal primo bacino di raccolta veniva attinta, da una
presa, l'acqua buona che fuoriusciva direttamente dal bottino e quindi
potabile. La prima vasca, detta "fonte", riconoscibile per la sua
bellezza e protetta da parapetti per evitare l'ingresso di sporcizia, forniva
acqua corrente per usi primari. Dentro questa prima fonte venivo fatti nuotare
dei pesci con la funzione di eliminare alghe e larve. Da questa vasca, l'acqua
traboccava poi da uno sfioratoio, in una vasca successiva chiamata "abbeveratoio",
per poi defluire in una terza vasca detta "lavatoio" dove le donne
lavavano i panni, o deve i pellai ed i tintori sciacquavano i loro tessuti.
Infine l'acqua proseguiva il suo percorso all'interno di un canaletto dove si
potevano pulire le interiora degli animali macellati e un altro canale detto il
"guazzatoio" veniva utilizzato per lavare bestie e carri. Fontebranda
subì nel 1873 una modifica che vide scomparire l'abbeveratoio per inserirvi un "bagno
pubblico a pago". L'acqua sporchissima che usciva dal bagno pubblico
scorreva lungo la vallata sottostante per alimentare ben 10 mulini e per finire
poi come acqua d'irrigazione dei campi.
Bottini di Siena
mercoledì 29 luglio 2015
lunedì 27 aprile 2015
La fonte regina: Fonte Gaia

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53100 Siena SI, Italia
martedì 14 aprile 2015
Jacopo della Quercia
Figlio di un orafo e intagliatore di legno, trascorse l’infanzia a Siena
dove, a contatto con le numerose botteghe di orafi e scultori, imparò l’arte
della scultura della pietra, del legno, dell’oro e del bronzo. Nel 1387 si
trasferì a Lucca con la famiglia distinguendosi subito per l’indole irrequieta
e rissosa. Avendo percosso a sangue un cittadino lucchese sulla porta della
Cattedrale, fu denunciato, bandito dal territorio e costretto a fuggire a Firenze
dove, qualche anno dopo, partecipò al concorso per la costruzione della seconda
porta del Battistero. Così detto probabilmente dal soprannome della
madre, la sua formazione è estremamente dibattuta tra chi ritiene che abbia
compiuto il suo tirocinio presso i fratelli Dalle Masegne a Bologna e chi lo
vede, in Siena, intento a rimeditare la grande lezione di Nicola e di Giovanni Pisano.
Sempre in viaggio tra Siena, Lucca, Bologna e Firenze, disseminò il suo cammino
artistico di continui contrasti con i committenti, subendo denunce, solleciti,
intimidazioni e riduzioni dei compensi per mancato rispetto dei termini di
consegna e per mancata o parziale esecuzione delle opere commissionate. La
sua formazione si basava sul linguaggio del gotico senese, che sfrondò dagli effetti più aggraziati e, in certo
senso, cerebrali. Assimilò le più avanzate ricerche fiorentine, della scultura borgognona e il
retaggio classico, che reinterpretò con originalità, dando origine a opere
virili e concrete, dove sotto le complicate pieghe del panneggio gotico si nascondono corpi robusti e solidi. Già nei rilievi della Fonte Gaia, a fronte di un impianto generale,
consono alla tradizione, si rileva una straordinaria libertà compositiva e
un'innovativa vitalità dei rilievi. Nel 1406-1407 Jacopo eseguì il
monumento funebre alla giovane moglie di Paolo Guinigi, signore di Lucca, Ilaria del Carretto, morta di parto nel 1405. Distaccandosi dai complicati,
e talvolta macchinosi, complessi funerari del Trecento, l'opera, è situata
nella Cattedrale di San Martino di Lucca, consiste di un sarcofago dai fianchi
classicamente decorati, sul cui coperchio giace l'immagine soavissima della
defunta. Una lunga e travagliata gestazione ebbe un'opera che fu tanto ammirata
e famosa da far attribuire all'artista l'appellativo, spesso citato dagli
antichi scrittori, di "Jacopo della Fonte". È la fonte per il Campo
di Siena, detta, per la gioia che procurò l'arrivo dell'acqua in quel luogo, la Fonte Gaia. Essa gli fu allogata dal Comune nel 1409, ma la sua
esecuzione si effettuò prevalentemente dal 1414 al 1419, quando venne
inaugurata. Ispirandosi alla struttura tradizionale delle fonti pubbliche senesi del
Medioevo, e privandola della copertura a volte e delle sovrastrutture, Jacopo
concepì la sua a guisa di un bacino rettangolare circondato da tre parti da un
alto parapetto, di cui i due lati corti a sagoma discendente recano a
bassorilievo la Creazione di Adamo e la Cacciata dall'Eden e, sui pilastri
anteriori, due statue femminili rappresentanti, secondo la tradizione, Rea
Silvia e Acca Larenzia, in omaggio alle mitiche origini romane della città,
mentre in quello più lungo domina, al centro, la Madonna col Bambino circondata
dalle allegorie delle Virtù. Il grande ritardo e la discontinuità
dell'esecuzione della Fonte Gaia si debbono probabilmente al fatto che Jacopo
era occupato anche a Lucca, di cui un documento del 1413 lo dice
"habitator" e dove in quell'anno gli venivano commesse le sculture.
lunedì 13 aprile 2015
Le fonti di Siena

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venerdì 3 aprile 2015
Una famiglia di bottinieri: i Gani

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giovedì 2 aprile 2015
Mariano di Jacopo detto il Taccola
Mariano di Iacopo, detto il
Taccola, probabilmente per il suo naso aquilino, inaugura la rinascita della
cultura tecnica a Siena. Dalla frequentazione della bottega di Iacopo della
Quercia egli trasse l'abilita di disegnatore che si riscontra nella sua opera. Con
Taccola entra in scena la figura nuova dell'ingegnere autore di testi
tecnologici illustrati dove le immagini sono concepite come strumento
fondamentale di comunicazione. I temi trattati da Taccola riflettono le
esigenze del territorio senese. Il problema fondamentale di Siena era
rappresentato dalla difficoltà di approvvigionamento idrico. Per questo le
applicazioni idrauliche costituiscono uno dei capitoli piu ricchi e originali
dell'opera di Mariano. Legati alle esigenze della Repubblica Senese appaiono
anche i progetti di bonifica delle paludi maremmane o i riferimenti alle
attività minerarie. Nel notevole interesse di Taccola per le tecniche militari
troviamo il riflesso delle costanti guerre nelle quali la ghibellina Siena fu
impegnata, soprattutto contro la guelfa Firenze. Mariano offri i propri servigi
all'Imperatore Sigismondo, Re d'Ungheria, che soggiorno a Siena nel 1432. Mariano
di Jacopo nacque a Siena il 4 febbraio del 1381. Suo padre Iacopo era
un vignaiolo. Praticamente nulla si conosce dei suoi primi anni e del suo
apprendistato. Quando fu adulto, intraprese le carriere di notaio,
segretario all'università, scultore, sovrintendente ai trasporti ed
ingegnere idraulico. Negli anni 40 del XV secolo, si ritirò da tutti
i ruoli ufficiali grazie ad una pensione statale. Si sa, inoltre, che
entrò nell'ordine di San Giacomo intorno al 1453, anno nel quale
probabilmente morì. Accanto ai suoi trattati di ingegneria militare,
numerosi suoi scritti, rimasti inediti, sono dedicati a studi e ad applicazioni
di ingegneria idraulica. Nei manoscritti di Taccola, come in altri trattati di
altri ingegneri senesi a lui contemporanei, gli studi sulla regolamentazione
delle acque rispecchiano l'esigenza di dotare la città di Siena, sprovvista di
corsi d'acqua naturali, di un sistema di approvvigionamento di acque potabili,
che ovviasse alle carenze del territorio. Soprannominato anche l'Archimede senese,
il Taccola si pone agli inizi della tradizione rinascimentale ingegneristica
italiana, soprattutto per la varietà delle problematiche trattate. I suoi
disegni furono poi adoperati dalla quasi totalità della generazione di
ingegneri del XV e del XVI secolo. Sui suoi disegni si basano inoltre gli studi
del Brunelleschi che portarono alla costruzione della cupola di Santa
Maria del Fiore.
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Operai dell'acqua

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