
martedì 31 marzo 2015
Morte nei bottini

Etichette:
Bottini
Ubicazione:
53100 Siena SI, Italia
giovedì 26 marzo 2015
Streghe di Siena
Verso il 1200 a Siena, ma anche
in molte altre città europee, si era poco propensi allo scherzo ed alla burla. Non
si accettavano di buon grado i ciarlatani, i girovaghi, i maghi e nemmeno a
dirlo le streghe che, come tutti noi sappiamo, sono state perseguitate
duramente per molti anni. Le leggi erano dure ed inflessibili contro i
trasgressori, anche per i reati relativi alle acque: tanto che venivano
comminate pene durissime a chiunque fosse stato beccato a sporcare l'acqua dei
bottini o delle fonti. Era un reato usare recipienti sporchi per attingere
acqua dalle fonti, era vietato gettarvi rifiuti, introdursi illegalmente nei
bottini e sprecare l'acqua; pena multe salatissime per i signori della città di
Siena o pene corporali per i popolani (frustate alle donne e tiri di fune in
Piazza del Campo per gli uomini). Insomma con l'acqua di Siena non si scherzava
poi tanto, infatti, in caso di assedio della città chiunque fosse stato trovato
nei bottini sarebbe stato subito condannato a morte. Un caso simile successe
veramente a Siena nel 1262 sulla pelle di una donna (fiorentina?) che fu
accusata davanti alla Santa Inquisizione di essere una strega che stava
avvelenando l'acqua della città. Ovviamente la povera donna non era certo una
strega, ma il caso volle che non seppe in alcun modo spiegare cosa facesse, in
quel preciso istante, nei pressi dei bottini e così fini scorticata viva e
bruciata in Piazza del Campo, come monito per tutti i cittadini. Ma non furono
solo le donne ad essere usate come capro espiatorio, la stessa sorte toccò
anche a molti pellegrini che passando da Siena tramite la via Francigena,
venivano accusati di sabotare le acque della città.
lunedì 23 marzo 2015
Fuggisole
Chi conosce la storia dei bottini
e le sue leggende conoscerà sicuramente le storie sui mitologici personaggi che
li abitavano e abitano, perchè no, il sottosuolo senese, ovvero i
"fuggisole" e gli "omaccioli". Queste creature, esistevano
per lo più nella mente e nella fantasia
dei lavoratori dei bottini che abbiamo imparato a conoscere come
"guerchi".Nei bottini, infatti, scarseggiava la luce, se non quella
prodotta dalle candele e dai lumini a olio, quindi l'oscurità mista
all'ignoranza spesso e volentieri contribuiva ad alimentare le superstizioni.
Le creature di cui i lavoratori dei bottini avevano più paura erano i
"fuggisole"e gli "omiccioli" che li facevano fuggire urlando
a gambe levate da sotto terra. Gli "omiccioli" avevano le sembianze
di piccoli uomini e si limitavano a danzare e a mettere allegria a chiunque li
incontrasse, come una sorta di pagliacci del buio. Per i "fuggisole"
invece il discorso è molto diverso dato che avrebbero avuto il potere di
avvelenare le persone soffiandoli addosso. I "fuggisole" comparivano
all'improvviso come lampi di luce simile ad un sole, per poi spegnersi
all'improvviso. Si pensa che questi fenomeni altro non fossero che la
conseguenza delle esalazioni di gas chiusi nella terra e che se liberati
provocassero un bagliore simile a quello dei fuochi fatui dei cimiteri. Ad ogni
modo, lavorare sotto Siena doveva essere davvero spaventoso anche senza questi
personaggi fantastici, per questo i guerchi si facevano coraggio bevendo vino
per esorcizzare la paura. Vino con il quale venivano pagati e che forse
alterava il loro senso della realtà.
domenica 8 marzo 2015
Minatori e guerchi
Lavorare in quei cunicoli era
tremendo e lo era ancor di più in estate, dato che la forte differenza di
temperatura tra interno ed esterno poteva causare non pochi problemi agli
operai. Gli scavatori che si trovavano a lavorare nei bottini erano sottoposti
a condizioni estreme, non solo di temperatura ma anche di fatica, visibilità e sicurezza.
Chi lavorava nel sottosuolo senese veniva comunemente chiamato, dalla gente di
sopra "guerco", termine che può essere spiegato in due differenti
modi: i primo è quello più semplice, e deriva dal fatto che gli operai dopo
aver passato molte ore in condizioni di scarsa visibilità, si ritrovavano con
la vista talmente annebbiata da non vedere più niente, tanto che gli occhi
quasi gli si chiudevano alla luce del sole, da cui la parola
"guerchi" che altro non vuol dire che ciechi; l'altra spiegazione
invece deriva da una italianizzazione della parola tedesca "werk"
ovvero lavoro, che potrebbero aver fatto loro gli abitanti della Siena di
allora. Come dicevo in apertura, lavorare nei cunicoli sotto Siena era duro e
pericoloso, tanto che in molti ci lasciarono la vita. La suddivisione dei
lavori sotto Siena prevedeva oltre gli scavatori o "guerchi", anche
carpentieri, muratori, vetturali e le donne usate come staffette per i
rifornimenti di vivande, dato che molto spessp gli uomini non potevano risalire
in superfice. In tutta questa moltitudine di mestieri e lavori, si potevano
incontrare anche operai specializzati come i minatori di Massa e Montieri che,
a differenza dei guerchi, venivano ben pagati.
martedì 3 marzo 2015
La tassa del dado
Fu dal 1400 che si iniziò la
registrazione degli allacciamenti privati ai bottini, dato che spettava ai
cittadini pagare le spese di scavo. Infatti, questa era l'unica forma di
pagamento che il Comune di Siena pretendeva da chi si collegava ai bottini;
fino al 1500 a Siena non vi era traccia di nessuna tassa per l'erogazione
dell'acqua che era quindi gratuita per tutti. Soltanto a partire dal 1590 i
cittadini con allacciamenti privati ai bottini dovettero iniziare a pagare il
comune per il servizio dell'acqua, tassa da cui erano esentati i religiosi. Nel
secolo successivo, ovvero nel 1600, il numero di allacciamenti crebbe in
maniera esponenziale e siccome la prevenzione contro ogni forma di abusivismo
non bastava, nel 1691 la magistratura della Biccherna impose a tutti coloro che
avevano pozzi di non intorbidirne le acque, di non deviarne il corso e di non
prenderne mai più del dovuto. Si passò poi ad un altra imposizione che prevedeva
la chiusura di tutti i collegamenti con i bottini a meno che non si
installasse, nel punto di congiunzione fra il gorello del bottino maestro e il
proprio condotto, un misuratore per la regolazione della portata regolata dal
magistrato della Biccherna. Tale regolatore di flusso, altro non era che un
semplice foro su una lastra di bronzo, che lasciava passare la portata
prefissata di 344 litri/giorno ovvero 8 barili. In questo modo nacque la prima
tassa sulle acque, conosciuta all'epoca come
"il dado" e che rimase in voga fino al XXI secolo. In pratica
gli utenti che volevano beneficiare dell'acqua nella loro cisterna, avrebbero
dovuto presentarsi ad un addetto del comune con una lastra affinche venisse
forata nel modo corretto e poi fissata dal capomastro comunale tra l'innesto
del gorello e il condotto privato. Oltre a tutto questo erano gli stessi utenti
che dovevano mantenere in funzione e pulita la deviazione, dato che il calcare
poteva limitare fortemente il flusso di acqua. Bisogna sempre ricordare che i
bottini avevano una funzione pubblica e non privata, quindi in periodi di forte
siccità il comune poteva chiudere i condotti privati per alimentare le fonti
della città e com'è facile capire queste interruzione generavano spesso
violente proteste da parte dei cittadini. Non bisogna scordare che in quel periodo
la città era in forte crescita e lo erano anche i bisogni dei suoi cittadini,
così potevamo avere cittadini che nella stessa fonte lavavano pellami, budella
di animali, facevano abbeverare cavalli. Insomma le acque bianche e quelle nere
si mischiavano tra di loro e in caso di infrazione il dado poteva essere turato
con un dito di creta.
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